Come sta rispondendo l’Italia alla sfida di trasformarsi in un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell’impiego delle risorse, verde e competitiva?
Un quadro aggiornato sullo stato di salute del nostro Paese ce lo ha fornito l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ha presentato il 3 giugno scorso l’Annuario dei dati ambientali 2019.
Quest’anno le informazioni sul nostro Paese sono state confrontate con i recenti trend europei elaborati dall’Agenzia europea dell’ambiente e illustrati lo scorso dicembre a Bruxelles nel “SOER 2020 – State of the Environment Report”.
La pandemia da Covid-19, con la forzata conseguente contrazione delle attività economiche, ha comportato un miglioramento delle condizioni ambientali, miglioramento però dal costo sociale altissimo.
La sfida oggi è far sì che tali condizioni diventino socialmente sostenibili, ricevendo in questo un nuovo e ambizioso impulso dalla Commissione europea grazie anche allo European Green Deal.
Tre le priorità politiche ambientali indicate dall’UE nel Settimo programma di azione per l’ambiente:
1) proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Unione europea;
2) trasformare l’Unione in un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell’impiego delle risorse, verde e competitiva;
3) proteggere i cittadini da pressioni legate all’ambiente e da rischi per la salute e il benessere.
In relazione all’obiettivo europeo di trasformare l’economia in senso circolare e sostenibile, sappiamo che questo si intreccia fortemente con le attività di produzione e consumo.
Ciò significa, dunque, creare sistemi di produzione che favoriscano la diminuzione delle quantità di rifiuti o che aumentino l’efficienza riducendo le materie prime utilizzate.
Per trasformare l’Unione in un’economia a basse emissioni di carbonio, la UE deve raggiungere entro il 2020 gli obiettivi sul clima e l’energia e deve ridurre entro il 2050 le emissioni dei gas serra dell’80-95% rispetto ai livelli del 1990. Il Programma chiede che entro il 2020 i rifiuti siano gestiti responsabilmente alla stregua di una risorsa, così da evitare danni alla salute e all’ambiente, la produzione di rifiuti in termini assoluti e i rifiuti pro capite siano in diminuzione, le discariche siano limitate ai rifiuti residui e il recupero energetico sia limitato ai materiali non riciclabili.

Infografica di ISPRA
Come risponde l’Italia a queste sfide?
L’Italia si posiziona bene rispetto all’Europa nell’uso circolare dei materiali: è terza per la cosiddetta “produttività delle risorse”, un indice usato in Europa per descrivere il rapporto tra il livello dell’attività economica (Pil) e la quantità di materiali utilizzati dal sistema socio-economico. Per i rifiuti urbani si stima per il 2019 una produzione pari a quella del 2018, mentre gli scenari al 2020 individuano un calo in linea con la diminuzione del PIL pari al 4,7%.
Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, diminuiscono del 17,2% le emissioni di gas serra in Italia nel medio periodo (1990-2018) si sforano i limiti giornalieri, anche se in Italia nel medio-lungo periodo gli inquinanti sono in discesa. Il Bacino padano resta il malato d’Europa, ma l’Italia con il 18,3% delle energie rinnovabili ha superato l’obiettivo 2020 fissato dall’Ue. Prossimo obiettivo da raggiungere è il 32% entro il 2030.
Sul sito dell’Ispra è possibile approfondire e scaricare l’Annuario dei dati ambientali 2019
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